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Schering-Plough: Notizie

Ezetimibe/simvastatina funziona meglio di atorvastatina

La doppia inibizionne dell’assorbimento e della sintesi del colesterolo significativamente più efficace di atorvastatina nel ridurre il C-LDL e nel migliorare gli altri marker di rischio di cardiopatia ischemica.

Helsinki (Finlandia) – Secondo i risultati di due analisi presentate al meeting dell’European Atherosclerosis Society (EAS) in corso nella capitale finlandese, l’associazione ezetimibe/simvastatina si è rivelata significativamente più efficace di atorvastatina nell’influenzare i fattori di rischio di cardiopatia ischemica (CHD) nei pazienti con diabete di tipo 2 e ipercolesterolemia (1,2).

I dati hanno indicato che il trattamento con ezetimibe/simvastatina ha consentito di raggiungere i livelli opzionali raccomandati di colesterolo LDL (“cattivo”, C-LDL) e i valori predefiniti per l’apolipoproteina B (ApoB) e il colesterolo non-HDL (C-non HDL) in un numero significativamente maggiore di pazienti con diabete di tipo 2, rispetto ai pazienti trattati con atorvastatina, per tutti i dosaggi studiati 1. Inoltre, ezetimibe/simvastatina ha anche prodotto riduzioni significativamente maggiori in vari rapporti fra lipoproteine ed apolipoproteine (2).

Il diabete di tipo 2 si associa a un aumento di 2-4 volte del rischio di malattia cardiovascolare (CVD) (3) e fino all’80 per cento dei pazienti adulti con diabete di tipo 2 muore per CVD (4). Il rischio di CVD nei pazienti diabetici è talmente elevato che le linee guida del National Cholesterol Education Program-Adult Treatment Panel III (NCEP-ATP III) considerano i pazienti diabetici senza anamnesi per CVD a rischio equivalente a quello dei pazienti con CHD diagnosticata (5,6). Una  terapia ipolipidemizzante intensiva può yuttavia essere vantaggiosa per i pazienti diabetici e, usando il modello United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS) Risk Engine, uno studio interventistico multifattoriale in pazienti con diabete di tipo 2 e microalbuminuria (7,8) ha calcolato che contribuisce per circa il 70 per cento alla riduzione del rischio totale calcolato di eventi CV.

«Un’alta percentuale di persone con diabete di tipo 2 soffre anche di colesterolemia elevata ed è ad alto rischio di sviluppare una cardiopatia ischemica. Quindi, è importante che questi pazienti raggiungano il proprio obiettivo di C-LDL il più rapidamente ed efficacemente possibile, attraverso un trattamento aggressivo dei lipidi plasmatici in accordo con le linee guida per il trattamento della Task Force on Diabetes and Cardiovascular Diseases dell’ESC e dell’EASD, che raccomandano obiettivi di C-LDL <70 mg/dL per i pazienti con diabete di tipo 2 e CVD» ha affermato Michel Farnier, direttore della Point Medical Clinic di Digione, Francia.

Ezetimibe/simvastatina ha facilitato il raggiungimento dei livelli opzionali raccomandati di C-LDL e altri fattori di rischio di CVD, rispetto ad atorvastatina, nei pazienti con diabete di tipo 2 e ipercolesterolemia.

La prima ricerca era un’analisi post-hoc basata sui dati ottenuti da uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, per gruppi paralleli, della durata di sei settimane, in cui l’abituale dosaggio iniziale e quello alternativo di ezetimibe/simvastatina (10/20 mg e 10/40 mg) e atorvastatina (10, 20 e 40 mg) sono stati confrontati in pazienti con diabete di tipo 2 e ipercolesterolemia (1).

Lo studio ha valutato la percentuale dei pazienti con diabete di tipo 2 trattati con ezetimibe/simvastatina versus atorvastatina che avevano raggiunto un C-LDL <70 mg/dL, con risultati che hanno indicato come una percentuale significativamente maggiore di pazienti trattati con ezetimibe/simvastatina, rispetto a quelli trattati con atorvastatina, avesse ottenuto un C-LDL <70 mg/dL a tutti i dosaggi confrontati 1 (le linee guida NCEP-ATP III raccomandano un obiettivo del trattamento del C-LDL <100 mg/dL nei pazienti con diabete di tipo 2 e ipercolesterolemia).

Inoltre, una maggiore percentuale di pazienti trattati con ezetimibe/simvastatina ha raggiunto i livelli desiderati di C-LDL, ApoB e C-non HDL. La percentuale di pazienti che hanno raggiunto una CRP <2 mg/L è risultata maggiore con ezetimibe/simvastatina 10/20 mg, rispetto ad atorvastatina 10 o 20 mg 1. In base a questi risultati, ezetimibe/simvastatina offre ai pazienti con diabete di tipo 2 un’opzione terapeutica importante per raggiungere gli obiettivi del trattamento al fine di ridurre il rischio di CVD.  

Ezetimibe/simvastatina ha influenzato in modo più favorevole i rapporti lipoproteine/apolipoproteine nei pazienti con diabete di tipo 2 e con C-LDL ≥100 mg/dL, rispetto ad atorvastatina anche quando il dosaggio di quest’ultima è stato raddoppiato

I risultati di una seconda analisi dello stesso studio randomizzato, in doppio cieco, per gruppi paralleli, che ha coinvolto 1.198 pazienti con diabete di tipo 2 con C-LDL ≥100mg/dL, hanno indicato che ezetimibe/simvastatina è significativamente più efficace di atorvastatina nel ridurre il C-LDL a tutti i dosaggi confrontati (ezetimibe/simvastatina 10/20 mg 10/40 mg versus atorvastatina 10 mg, 20 mg e 40 mg; p<0,001) (2).

Inoltre, ezetimibe/simvastatina ha prodotto riduzioni significativamente maggiori, rispetto al basale, dei rapporti lipoproteine/apolipoproteine (C-LDL/C-HDL, ApoB/ApoA-1, C-non-HDL/C-HDL e C totale/C-HDL), rispetto ad atorvastatina per tutti dosaggi iniziali, sia abituali sia alternativi (2). I risultati hanno mostrato che, attraverso l’inibizione dell’assorbimento e della sintesi del colesterolo, ezetimibe/simvastatina ha avuto un effetto più favorevole su questi rapporti lipoproteina/apolipoproteina selezionati, rispetto ad atorvastatina, indicando che si è rivelato più efficace nel ridurre i marker chiave del rischio di CHD.

Definizione di "inibizione dell’assorbimento e della sintesi del colesterolo"

Il colesterolo nell’organismo origina da due fonti principali: l’assorbimento nell’intestino del colesterolo sia biliare sia alimentare e la sintesi nel fegato e nei tessuti periferici (10,11). Circa due terzi del colesterolo intestinale provengono da fonti biliari; solo un terzo proviene da fonti alimentari (9).  Circa il 50 per cento del colesterolo nell’intestino viene assorbito e rimesso in circolo nel sangue; il resto viene escreto con le feci (10).

Le statine (una classe di farmaci ipocolesterolemizzanti) riducono i livelli di colesterolo inibendo la sintesi da parte del fegato. Ezetimibe/simvastatina contiene la statina simvastatina più ezetimibe, primo e unico inibitore dell’assorbimento intestinale del colesterolo.

Bibliografia

  1. Weinstock  R, et al. Effect of Ezetimibe/simvastatin versus Atorvastatin on Attaining Recommended levels of LDL-C, Apolipoprotein and B, non-HDL-C and hs-CRP in Type 2 diabetes. Presented at the European Atherosclerosis Society congress (EAS), Helsinki, Finland, 2007
  2. Guyton J, et al. Ezetimibe/simvastatin More Favorably Influences Lipoprotein/Apolipoprotein Ratios than Atorvastatin Monotherapy in Patients with Type 2 Diabetes. Presented at the European Atherosclerosis Society congress (EAS), Helsinki, Finland, 2007
  3. American Diabetes Association. Dyslipidemia management in adults with diabetes. Diabetes Care 2004;27(S1): S68-S71.
  4. Laakso M, Lehto S. Diabetes Rev 1997; 5: 294-315
  5. Expert Panel on Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults: Executive Summary of the 3rd Report of the National Cholesterol Education Panel on Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adult Treatment Panel III). JAMA 2001; 285: 2486-97
  6. Grundy S, et al. Implications of Recent Clinical Trials for the National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel III Guidelines. Arteriosclerosis, Thrombosis & Vascular Biology 2004; 24(8): e149-e161
  7. Gaede, P, Pedersen O. Intensive, Integrated Therapy of Type 2 Diabetes Implications for Long-Term Prognosis. Diabetes 2004; 53(S3): S39-S47
  8. Stevens RJ, et al. The UKPDS Risk Engine: A Model for the Risk of Coronary Heart Disease in Type 2 Diabetes (UKPDS 56). Clinical Science 2001; 101: 671-9
  9. Ridker P, Haughie P. Prospective studies of C-reactive protein as a risk factor for cardiovascular disease. J Investig Med 1998; 46: 391-5
  10. Wilson MD, Rudel LL. Review of cholesterol absorption with emphasis on dietary and biliary cholesterol. J Lipid Res 1994; 35: 943-55
  11. Clearfield MD. A novel therapeutic approach to dyslipidemia. J Am Osteopath Assoc 2003; 102(S1): S16-S20