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Schering-Plough: Notizie

Peginterferone alfa-2b attivo in adiuvante contro il melanoma

Pubblicati da “Lancet” i risultati dello studio di fase III EORTC 18991. Vantaggi significativi e duraturi in termini di sopravvivenza libera da recidiva.

Kenilworth, NJ (USA), 17 luglio 2008 – Secondo i risultati di un recente studio randomizzato di fase III, il trattamento a lungo termine con peginterferone alfa-2b dei pazienti con melanoma in stadio III ha un impatto significativo e duraturo sulla sopravvivenza libera da recidiva (relapse-free survival, RFS). Lo studio Adjuvant Therapy with Pegylated Interferon Alfa-2b Versus Observation in Resected Stage III Melanoma: Final Results of EORTC 18991, a Randomized Phase III Trial, coordinato dall’European Organisation for the Research and Treatment of Cancer (EORTC) con l’oncologo olandese Alexander Eggermont, dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam, è stato il più grande studio in adiuvante con esito positivo mai condotto su pazienti affetti da melanoma in stadio III.

«La terapia a lungo termine con interferone pegilato dei pazienti con melanoma in stadio III ha avuto un impatto significativo e duraturo sulla sopravvivenza libera da recidiva» ha dichiarato il professor Eggermont, coordinatore dello studio e direttore del Dipartimento di oncologia chirurgica all’Erasmus University Medical Center.

Tra i risultati più significativi che emergono dallo studio, dopo una mediana di 3,8 anni di follow-up, il rischio di recidiva o decesso è apparso ridotto del 18 per cento [rischio relativo (RR) 0,82; intervallo di confidenza (IC) al 95 per cento 0,71-0,96; p=0,01] nel braccio peginterferone alfa-2b in confronto alla semplice osservazione. L’RFS a quattro anni è stata del 46 per cento nel gruppo in trattamento attivo contro il 39 per cento nel gruppo di controllo.

«Il melanoma è considerato il cancro della cute a più elevata letalità, nonché uno dei più difficili da trattare» ha commentato Robert J. Spiegel, direttore medico e vice presidente dello Schering-Plough Research Institute. «I risultati di questo studio rappresentano una tappa importante nello sviluppo basato sull’evidenza di migliori opzioni terapeutiche per i pazienti». Al momento, peginterferone alfa-2b non è comunque approvato per il trattamento del melanoma negli Stati Uniti né nell’Unione Europea.

Lo studio EORTC 18991

Lo studio è stato progettato per valutare l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di peginterferone alfa-2b in confronto alla semplice osservazione. I ricercatori hanno assegnato casualmente i pazienti al trattamento adiuvante con peginterferone alfa-2b (n=627) o alla semplice osservazione (n=629) entro 70 giorni dalla dissezione chirurgica delle stazioni linfonodali loco-regionali tributarie (popolazione intention-to-treat). L’endpoint primario era l’RFS. I partecipanti randomizzati al gruppo in trattamento attivo sarebbero stati sottoposti a una terapia di induzione di otto settimane con peginterferone alfa-2b alla posologia di 6 µg/kg/settimana, seguita da una fase di mantenimento con 3 µg/kg/settimana, per una durata totale del trattamento prevista in cinque anni. Il gruppo di controllo non avrebbe ricevuto terapie. I risultati dello studio sono stati analizzati dall’EORTC.

L’RFS mediana è stata rispettivamente di 34,8 mesi nel braccio peginterferone alfa-2b e 25,6 mesi nel braccio osservazionale, per una differenza di 9,2 mesi. Il miglioramento dell’RFS è stato più marcato nei pazienti con una minore invasione tumorale dei linfonodi in base ai gruppi predefiniti. Il trattamento con peginterferone alfa-2b ha ridotto il rischio di recidiva del 27 per cento (RR 0,73; IC 99 per cento 0,53-1,02; p=0,016; log-rank test) nel sottogruppo dei pazienti con interessamento linfonodale clinicamente non palpabile (microscopico), rispetto al 14 per cento (RR 0,86; IC 99 per cento 0,68-1,10) nei pazienti con linfonodi clinicamente palpabili. Analogamente, nei pazienti con un solo linfonodo “positivo” (cioè invaso dalla malattia) la riduzione del rischio è stata del 29 per cento (RR 0,71; IC 99 per cento 0,53-0,97; p=0,004), rispetto al 6 per cento (RR 0,94; IC 99 per cento 0,73-1,21) nei pazienti con più di un linfonodo positivo.

Il trattamento adiuvante con peginterferone alfa-2b non ha comportato alcun beneficio in termini di sopravvivenza complessiva, che era un endpoint secondario (RR 0,98; IC 95 per cento 0,82-1,16).

Eventi avversi di grado 3 si sono verificati nel 40 per cento dei pazienti (n=246) nel braccio peginterferone alfa-2b e nel 10 per cento (n=60) nel braccio osservazionale. Eventi di grado 4 si sono verificati nel 5 per cento dei pazienti (n=32) nel gruppo in trattamento attivo e nel 2 per cento (n=14) nel gruppo di controllo. Il 31 per cento dei pazienti (n=191) trattati con peginterferone alfa-2b ha interrotto la terapia per tossicità. Sempre in questo gruppo, i più comuni eventi avversi di fase 3-4 sono stati stanchezza (16 per cento, n=97), epatotossicità (11 per cento, n=66) e depressione (6 per cento, n=39).

Nello studio sul melanoma e in altri studi clinici, i pazienti trattati con peginterferone alfa-2b hanno sperimentato effetti collaterali di entità variabile da lieve-moderato a grave-potenzialmente letale. I più comuni effetti collaterali di peginterferone alfa-2b sono sintomi influenzali (tra cui cefalea, stanchezza, malessere generalizzato, dolori, febbre e brividi), depressione, nausea, perdita dell’appetito, diarrea, insonnia, alopecia, reazione locale al sito di iniezione, alterazione dei test di funzionalità epatica, anomalie dell’esame emocromocitometrico (leucopenia, trombocitopenia, neutropenia…), tiroidite e manifestazioni autoimmuni.

Peginterferone

L’interferone è una proteina sintetizzata naturalmente dai globuli bianchi per aiutare il sistema immunitario a combattere alcune infezioni virali e inibire la crescita di particolari tumori maligni. L’interferone alfa-2b “PEGilato” è una forma di interferone a più lunga durata d’azione ottenuta unendo alla molecola di interferone alfa una molecola inerte di glicole polietilenico (PEG). Questa modifica accresce le dimensioni molecolari dell’interferone e ne rallenta la velocità di eliminazione da parte dell’organismo, permettendo di ridurre la frequenza delle sue somministrazioni rispetto a quelle richieste dall’interferone standard.

European Organisation for Research and Treatment of Cancer (EORTC)

L’European Organisation for Research and Treatment of Cancer (EORTC), fondata nel 1962, è un’organizzazione internazionale non profit di diritto belga per la ricerca sul cancro. La missione dell’EORTC è sviluppare, condurre, coordinare e stimolare la ricerca traslazionale e clinica in Europa per migliorare la gestione del cancro e dei problemi correlati mediante l’aumento della sopravvivenza ma anche della qualità di vita del paziente. Lo scopo ultimo dell’EORTC è migliorare lo standard dei trattamenti oncologici in Europa tramite la valutazione di nuovi farmaci e di altri approcci terapeutici innovativi, nonché di sperimentare strategie terapeutiche ancora più efficaci, usando farmaci già in commercio, la chirurgia o la radioterapia.

L’EORTC è impegnata a facilitare il passaggio dalle scoperte sperimentali ai trattamenti allo stato dell’arte riducendo al minimo il tempo intercorrente fra la scoperta di nuovi farmaci antitumorali e la sua traduzione pratica in benefici terapeutici per i malati di cancro. L’EORTC promuove la ricerca oncologica multidisciplinare in Europa ed è legata ad altre primarie organizzazioni di ricerca biomedica in tutto il mondo. La ricerca promossa dall’EORTC ha luogo in più di 300 ospedali, università e centri oncologici in 32 paesi, nei quali la straordinaria rete dei ricercatori EORTC comprende oltre duemila clinici che collaborano su base volontaria in 19 gruppi multidisciplinari.