La soluzione dei problemi cronici del traffico milanese passa attraverso un forte impegno per la mobilità Le società di proprietà comunale non sono solo un appendice del socialismo municipale; hanno una storia centenaria e diversificata nel mondo, storie in cui sono emerse come società di servizi del “governo economico municipale” tra fine ‘800 e inizi ‘900. Loro obiettivo era distribuire a prezzi inferiori, o quanto meno simili a quelli delle imprese private, beni pubblici come il riscaldamento, la luce, gli alimenti di base, quale il latte, per migliorare il livello di vita dei ceti più bisognosi. I problemi del governo di quelle imprese che si sono posti a coloro che, riformisti, cattolici, socialisti o liberali, le fondarono si pongono ancor oggi agli amministratori, in forma consona alla loro natura di fornitrici di beni sociali. Le loro forme proprietarie, va ricordato, sono molto diversificate: vanno dalle pubblic company alle cooperative, possono essere, come tutte lo erano un tempo e come lo sono ancora oggi in gran parte, di proprietà comunale o mista, la più diffusa da quando circa vent’anni fa si decise di quotare in borsa parti di queste società, sull’onda del liberismo e delle privatizzazioni.
La maggioranza delle quote è di solito in mano ai governi municipali e una parte minoritaria del capitale è esposta ai benefici venti del mercato. Il problema che si pone è come governare queste società. Essenziale è la composizione dei cda: le nomine devono essere sottratte agli interessi immediati della politica e delle contrapposizioni partitiche. È necessario pensare all’istituzione di organismi bipartisan, trasparentemente operanti che valutino i curriculum dei nominanti sulla base delle competenze. Questo perchè questo genere di governance è un delicato equilibrio di poteri, che rende più difficili le posizioni dominanti e che deve esercitarsi con l’assoluta trasparenza, dal consiglio di amministrazione al collegio sindacale alle società di revisione, ai codici di comportamento.
Se questa governance è applicata anche società a rilevante presenza pubblica possono spiccare per buona amministrazione e probità. In Italia, per esempio, due multiutilities quotate, Asm Brescia e Meta Modena, hanno avuto il palmares della buona governance da parte di un’ agenzia indipendente, a riprova che anche in questo settore si può lavorare bene. La buona governance è fedeltà all’impresa nella sua autonomia, ed è, nello stesso tempo, fedeltà ai cittadini a cui si debbono fornire ad equi prezzi i servizi essenziali.
Il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, ha posto il tema dell’innovazione delle istituzioni con la proposta della Città metropolitana milanese e intende raccogliere la sfida per l’innovazione anche sul tema del ruolo moderno del capitale pubblico locale.
Questo, dunque, il significato dell’acquisizione della maggioranza di Serravalle e questo l’obiettivo dell’aumento di capitale di Asam, una nuova holding nella quale confluiranno le partecipate della Provincia nel settore delle infrastrutture, Tem, Brebemi, Serravalle e Sea e il denaro che deriverà dalla vendita con asta pubblica delle quote della Provincia in Serenissima (5,25%) e Cisa (6,26%).
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» Assessore Paolo Matteucci