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Ridare fiducia e slancio all'Italia: le dichiarazioni programmatiche del governo Berlusconi

Presentazione

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha presentato questa mattina in Parlamento le dichiarazioni programmatiche per ottenere la fiducia.

Al centro del discorso, improntato al dialogo, la crescita del Paese.

Questi in sintesi i punti toccati dal presidente Berlusconi nel suo intervento:

Il voto, la prima grande riforma di tante altre che sono necessarie

Gli italiani hanno messo a tacere con la loro voce sovrana il pessimismo rumoroso di chi non ama l'Italia e non crede nel suo futuro. Hanno respinto insidiose campagne di sfiducia astensionista o di protesta qualunquista e hanno partecipato generosamente al momento più alto di una democrazia liberale moderna. E hanno detto: noi vi mettiamo in grado di risollevare il Paese, sta a voi non deluderci.

Stabilità e impegno nell'azione di governo

Fate funzionare le istituzioni della Repubblica, ci hanno ordinato gli elettori, riducete l'area della vanità e della cosiddetta visibilità della politica dei partiti, realizzate quanto avete promesso di realizzare, e realizzatelo in fretta. Perché una cosa è sicura: l'Italia non ha più tempo da perdere.

Un dialogo concreto e trasparente con l'opposizione

Nella società italiana è maturata una nuova consapevolezza. Si respira un nuovo clima, che si esprime nella nuova composizione delle Camere. La parte maggiore dell'opposizione ha creato un suo strumento di osservazione e di interlocuzione con il governo: il gabinetto ombra di tradizione anglosassone, che può essere d'aiuto nel fissare i termini della discussione, del dissenso e delle eventuali convergenze parlamentari, in particolare sulle urgenti e ben note modifiche da apportare al funzionamento del sistema politico e costituzionale. L'aspirazione generale è che un confronto di idee e di interessi anche severo, anche rigoroso, non generi nuove risse ma una consultazione alla luce del sole, un dialogo concreto e trasparente, e poi scelte e decisioni ferme che abbiano riguardo esclusivamente agli interessi del Paese.

Non miracoli ma piccole e grandi cose

Non abbiamo promesso miracoli, ma piccole e grandi cose. Partiremo da interventi di alto valore, insieme simbolico e concreto, come quelli che definiremo nel prossimo Consiglio dei Ministri che terremo a Napoli: il problema dei rifiuti in Campania, la casa, la sicurezza, i salari.

Il tempo della crescita

Questo Paese deve rialzarsi, nel senso che ha tutte le potenzialità per rimettersi rapidamente in corsa e per tagliare il traguardo decisivo di un nuovo tempo della Repubblica: il tempo della crescita.
La crescita non è solo un parametro economico, è un metro di misura del progresso civile di una nazione. Crescere significa rilanciare il Paese e i suoi talenti, ricominciare a padroneggiare il proprio destino senza lasciare indietro nessuno, ascoltare il grido di dolore che si leva dal nord e dai suoi standard europei di lavoro e di produzione, incentivare forme di autogoverno federalista, promuovere il sud del Paese considerandolo una formidabile risorsa per lo sviluppo, rinnovare il paesaggio delle nostre infrastrutture, fornire a tutti gli italiani un nuovo potere di conoscenza e di uso delle tecnologie, ringiovanire l'Italia e farla uscire dal rischio della denatalità, promuovere la famiglia, dare alle donne nel lavoro e negli altri ruoli sociali, un sostegno per la loro autonomia, rimuovere le cause materiali dell'aborto e varare un grande piano nazionale per la vita e per la tutela dell'infanzia, destinando nuove e consistenti risorse al fine di incrementare lo sviluppo demografico, aumentare la nostra capacità di scambio con il resto del mondo, assorbire e integrare le migrazioni interne ed esterne alla comunità di paesi europei di cui facciamo parte, senza lasciarci penetrare da un senso oggi avvertibile di sconfitta e di chiusura di fronte alle difficoltà e ai rischi dell'immigrazione selvaggia e non regolata, e restando padroni in casa nostra ma fieri dell'antico spirito di accoglienza e dell'antica capacità di integrazione del nostro popolo. Crescere vuol dire esportare le nostre capacità, salvaguardare il posto delle nostre imprese nei mercati, aprire e modernizzare la mentalità con cui affrontiamo i problemi della salute, del benessere, della battaglia per una seria e non retorica tutela dell'ambiente, i problemi della cultura e della preziosa eredità di esperienza, di pensiero e di vita che abbiamo alle spalle e che è garanzia del nostro futuro, rivalutare il lavoro, renderlo più sicuro e qualificato, contrastare la rassegnazione ad alcune forme di precariato particolarmente instabili e penalizzanti, ma senza ripararci nella logica del posto fisso e mal pagato, dell'immobilità sociale, della pigrizia educativa, della tolleranza verso forme abusive di mancato impegno nella realizzazione del lavoro come vocazione e come missione nella vita personale, particolarmente in alcuni settori della pubblica amministrazione.

Per crescere dobbiamo:

  1. affrontare una situazione difficile dei mercati finanziari, sfruttando la posizione di relativo vantaggio del nostro sistema bancario e chiedendo agli istituti di credito uno sforzo comune, uno sforzo aperto alla giovane impresa, alle giovani famiglie, al popolo dei consumatori e dei risparmiatori, per rendere sempre più libera, sempre più coraggiosa e orientata verso la promozione degli utenti e dei consumatori la grande rete dell'economia italiana.

  2. fare una politica estera e di cooperazione allo sviluppo che sia idonea ad assicurare la capacità contrattuale del nostro sistema nel turbolento mercato delle materie prime, senza mai rinunciare a far sentire e a far pesare la nostra voce in Europa e nel mondo.
  3. impedire, attraverso una tutela non protezionistica dei nostri interessi, che forme sleali di concorrenza stravolgano il mercato globalizzato e ledano gli interessi dei lavoratori italiani e della classe media, interessi che siamo chiamati a difendere con intelligenza e con lungimiranza.
  4. tenere i conti in ordine, ridurre il peso del debito pubblico in proporzione al fatturato del Paese, accrescere la volontà e la capacità di contrastare l'evasione fiscale.
  5. contrastare il calo di competitività del sistema economico.
  6. colpire i corporativismi e le chiusure difensive che in passato hanno tutelato soltanto i bisogni castali di un sistema assistenziale e dirigista che non ha fiducia nella libertà e nell'autonomia della società.

  7. risolvere positivamente, contemperando l'interesse nazionale e le regole del mercato, una rilevante questione industriale come la crisi dell'Alitalia, senza svendere e senza rinazionalizzare, facendo appello al contributo decisivo della finanza e dell'impresa italiane, che hanno tutto da guadagnare e niente da perdere da un Paese più moderno ed efficiente, e da un sistema di infrastrutture e di trasporti adeguato ai bisogni e al rango della nostra economia.

Fonte: Dichiarazioni programmatiche

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